Rinviata la rendicontazione ESG per grandi imprese non quotate e PMI: un passo indietro rischioso

Il Parlamento Europeo ha ufficializzato il rinvio degli obblighi di rendicontazione ESG per alcune categorie di imprese. Una decisione che, sebbene volta a semplificare l’attuazione della normativa, ha sollevato critiche e preoccupazioni tra gli operatori del settore. L’Associazione italiana delle società di revisione legale (Assirevi) lancia l’allarme: il rischio è di compromettere chiarezza, uniformità e credibilità delle informazioni non finanziarie nel panorama europeo.

Cosa cambia con la Prima Direttiva Omnibus

Con l’approvazione della cosiddetta Prima Direttiva Omnibus, slitta di due anni l’obbligo di redazione dei bilanci di sostenibilità per:

  • Grandi imprese non quotate (inizialmente previste per il 1° gennaio 2026)
  • PMI quotate (dal 2027)

Resta invece invariato l’obbligo di rendicontazione ESG già attivo dal 2024 per le aziende con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni.

Le criticità evidenziate da Assirevi

Assirevi esprime forte perplessità su questa decisione, sottolineando come molte imprese fossero già pronte ad adempiere agli obblighi previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Il rischio concreto è la proliferazione di rendicontazioni volontarie non omogenee e non ancorate a standard condivisi, generando confusione tra gli stakeholder e ostacolando la comparabilità dei dati ESG tra le imprese.

Le proposte per una rendicontazione volontaria coerente

Per mitigare gli effetti negativi del rinvio, Assirevi suggerisce l’adozione obbligatoria degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) anche per le imprese che decidano di pubblicare volontariamente una rendicontazione ESG. In alternativa, si propone l’impiego di standard europei ad hoc o principi di sostenibilità largamente accettati a livello internazionale.

Tempistiche e incertezze normative

Un ulteriore aspetto critico riguarda gli incarichi già conferiti ai revisori dalle imprese coinvolte dalla direttiva a partire dal 2025. Secondo Assirevi, è essenziale intervenire normativamente per congelare la decorrenza di tali incarichi, riattivandoli coerentemente con il nuovo calendario normativo previsto dal 2027. Inoltre, sarà fondamentale che il recepimento nazionale della Direttiva avvenga rapidamente, per offrire certezze giuridiche e operative alle imprese.

Lo scenario della Seconda Direttiva Omnibus

In arrivo anche la Seconda Direttiva Omnibus, attualmente in discussione, che propone una significativa riduzione del perimetro di applicazione della rendicontazione ESG. Si prevede infatti l’obbligo solo per le imprese con più di 1.000 dipendenti, escludendo numerose aziende quotate o enti pubblici con un forte impatto sulla sostenibilità, ma con organici inferiori. Una misura che, secondo Assirevi, rischia di indebolire l’impianto complessivo della CSRD, escludendo dal perimetro soggetti già obbligati alla rendicontazione per gli esercizi 2024-2026.

Il rinvio dell’obbligo di rendicontazione ESG rappresenta un passaggio delicato nella transizione verso un’economia più sostenibile. Se da un lato risponde all’esigenza di semplificazione normativa, dall’altro introduce criticità che potrebbero minare la trasparenza e la credibilità del reporting non finanziario in Europa. Per le imprese, sarà fondamentale mantenere un orientamento strategico alla sostenibilità, anche in regime volontario, adottando standard condivisi e pianificando per tempo l’adeguamento normativo. Questo tempo sarà prezioso per consolidare la cultura aziendale della rendicontazione di dati non finanziari e rispondere in maniera chiara alle esigenze di trasparenza del mercato globale.

Form

Scopri le agevolazioni
adatte per la tua impresa

Ultimi Articoli

×

Ciao!

Contattaci direttamente su Whatsapp!

× Contattaci ora