Il 2025 segna un momento cruciale per gli investimenti industriali in Italia. Con la conclusione di molte delle principali misure di incentivo, il panorama per il biennio 2026-2027 appare incerto, privo di una visione programmatica a lungo termine. La manovra triennale del governo, più orientata al sostegno sociale, lascia le imprese con poche prospettive di continuità negli aiuti.
Opportunità a breve termine
Fino al 2025, il sistema produttivo potrà beneficiare di crediti d’imposta per Transizione 4.0 e 5.0, oltre a incentivi per ricerca e sviluppo e la “Nuova Sabatini”. Tuttavia, dal 2026, queste misure verranno meno, lasciando le imprese senza strumenti stabili per pianificare investimenti futuri.
Pochi fondi per l’industria
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è tra i più penalizzati dalla spending review, con tagli di oltre 1 miliardo nel triennio. Fondi strategici come quello per l’automotive subiscono riduzioni significative, e i contratti di sviluppo perdono risorse, limitando le opzioni per il rilancio industriale.
Il Sud particolarmente colpito
Nel Mezzogiorno, il credito d’imposta per le Zone Economiche Speciali (ZES) è stato prorogato, ma con risorse dimezzate rispetto al 2024. La decontribuzione per i lavoratori scadrà a fine 2024, aggravando ulteriormente le difficoltà per le imprese del Sud, già penalizzate da un saldo negativo di 5,3 miliardi per il triennio 2025-2027.
Il 2025 rappresenta l’ultimo anno di spinta per gli investimenti industriali in Italia. Senza un rilancio degli incentivi, il biennio successivo rischia di segnare una brusca frenata per il settore produttivo. La manovra triennale, pur rispondendo a esigenze sociali, manca di una visione strategica per il futuro industriale del Paese, lasciando imprese e territori, in particolare il Sud, in una situazione di incertezza.