Il Piano strategico per la Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno, dopo una lunga gestazione, viene presentato oggi a Palazzo Chigi. Il documento di 138 pagine punta a raddoppiare le imprese ad alto potenziale, stimando una crescita dello 0,7% del PIL del Sud.
Il piano delinea otto filiere strategiche e tre tecnologie chiave per orientare gli investimenti nelle ZES, offrendo semplificazioni e, in futuro, accesso preferenziale ai bonus investimenti. Le filiere si dividono in due gruppi: agroindustria, turismo, elettronica-Ict, automotive e Made in Italy di qualità come basi; chimica e farmaceutica, navale e cantieristica, aerospazio come dinamiche. Le tecnologie chiave sono digitale, cleantech e biotech. Il digitale copre applicazioni dall’intelligenza artificiale ai chip e al calcolo quantistico, il cleantech include batterie, idrogeno, rinnovabili, idroelettrico e riconversione green dell’ex Ilva, mentre il biotech mira a sviluppare presidi esistenti come la farmaceutica in Campania.
Il piano richiede che i progetti di investimento siano corredati da un business plan con ricadute occupazionali, promuovendo competitività, interconnessioni, gestione sostenibile di acqua e rifiuti, transizione energetica e prevenzione dei rischi ambientali. Sebbene molte risorse e strumenti siano già noti, come i bonus per gli investimenti e l’occupazione o la misura Resto al Sud 2.0, il documento presenta una sintesi delle azioni e delle risorse disponibili.
Il piano ambisce a raddoppiare il numero di imprese ad alto potenziale, portando benefici significativi all’economia del Sud. Se le imprese ad alto potenziale raddoppiassero da 200 a 400, si potrebbero creare o mantenere 20.000 posti di lavoro, aumentando il PIL dell’area dello 0,7%. Il documento sottolinea anche l’importanza delle infrastrutture, con 52 miliardi di investimenti destinati al Sud su 132,7 miliardi totali del Pnrr e del Fondo complementare, inclusi 563,5 milioni per i collegamenti alle aree ZES e 15 miliardi in settori di interesse per le ZES.